“Il Toro non ha mai paura.
Il Toro deve dare tutto. Deve giocare alla morte il derby.
E ricordatevi che davanti avrete 11 giocatori: 11 come voi.
MA VOI SIETE IL TORO, LORO NO!” (Paolo Pulici, Mito)
“Il Toro è tra i pochi club al mondo ad avere
una storia così tragica e speciale.
Speriamo sia la volta buona:
siamo il Toro e vogliamo vincere
SENZA PAURA!” (Kamil Glik, Capitano)
Negli ultimi giorni, come sempre alla vigilia, è stato scritto da più parti che il derby, in fondo, sarebbe una partita come le altre. Una partita che avrebbe in parte perso il fascino che la caratterizzava un tempo, quando tra le squadre non c’era in palio soltanto il predominio cittadino, ma anche qualcosa di molto più grande ed importante.
In effetti, se si osservano le cose solamente sotto l’aspetto squisitamente “calcistico”, chi sostiene che il derby è ormai una partita qualunque ha ragione: il divario tecnico ed economico tra i due club è più che mai ampio, gli obiettivi sono diversi, la rivalità – almeno da parte loro che percepiscono come “nemiche” altre squadre italiane ed europee – è alquanto scemata rispetto a qualche anno fa, e persino le tifoserie (o parte di esse) sembrano vivere la sfida in maniera assai diversa da quanto non accadeva un tempo.
Ma al vecchio tifoso che qui sta scrivendo, dell’aspetto tecnico interessa relativamente poco. Per quanto mi riguarda, e credo di non essere l’unico tra noi a pensarla così, il derby non solo NON E’ UNA PARTITA COME LE ALTRE, ma è qualcosa di ben diverso e che va ben al di là di una semplice partita di calcio. Calcio che, col derby, col mio derby, c’entra davvero poco o nulla, come poco o nulla c’entrano “quelli là” e le loro maglie strisciate ed incolori con la mia Idea di calcio e di sport.
Che cos’è per me il derby, dunque, se non una semplice partita?
Il derby è una sfida che pervade le nostre esistenze e ci fa compagnia in ogni istante, in ogni luogo, sempre ed ovunque.
Il derby è la contrapposizione tra chi pensa che “vincere è l’unica cosa che conta” e chi reputa che questa frase sia quanto di più antisportivo e diseducativo vi possa essere.
Il derby è il loro modo di intendere lo sport e la vita contro il nostro.
Il derby è sottomissione al Potere contro chi al Potere non si piega.
Il derby è accettazione e compiacimento per l’esistente, contro chi si dà da fare per cambiarlo.
Il derby è il calcio così com’è, contro il calcio come vorremmo che fosse; è il mondo così com’è, contro il mondo come vorremmo che fosse. E non solo noi del Toro, ma tutti coloro a cui questo calcio e questo mondo così come sono fanno abbastanza ribrezzo.
Ma non è tutto. Posso spingermi anche oltre.
Il derby è il bambino che ruba le caramelle ad un altro, il quale cerca prima di difendersi come può, poi chiama la maestra che però prende le parti del ladruncolo perché è amica di sua madre e lo conosce fin da quand’era piccolo.
Il derby è il ragazzo che alle superiori copia il compito in classe dal vicino di banco, riuscendo a prendere un voto più alto di altri, con la complicità del professore che, pur vedendo la scena, gira lo sguardo dall’altra parte perché il copione è figlio di qualche potente di turno.
Il derby è il giovanotto che vince un concorso pubblico, perché conosce già le risposte alle domande che gli faranno, e chi se ne frega se ci sono centinaia di altri giovani più bravi e meritevoli di lui?
Il derby è il collega di lavoro che, pur valendo la metà di te, fa carriera alle tue spalle in quanto conosce qualcuno che sta là in alto.
Il derby è quello che ti passa davanti mentre sei in coda in un negozio, perché conosce bene il negoziante. E tu te ne stai bello zitto, perché sai che qualora dicessi qualcosa ti farebbero anche passare per fesso.
Il derby è quello che ti tampona perché non rispetta la precedenza, e vuole pure aver ragione, ed avrà ragione perché troverà di sicuro un amico vigile che passava di lì, disposto a testimoniare per lui.
Il derby è chi non rispetta le regole, ma riesce comunque a sfangarla, mentre tu che cerchi di far di tutto per rispettarle te la prendi sistematicamente in quel posto.
Il derby è il pluriomicida che non va in galera perché il suo avvocato riesce a farlo assolvere o prescrivere, contro il presunto ladro di polli che si fa anni di galera pur essendo innocente, perché non poteva permettersi alcun avvocato. E il giorno dopo tutte le tv ed i giornali, compatti, loderanno l’omicida spacciandolo per innocente e metteranno in croce il poveraccio.
Altro che partita di calcio!
Il derby è ovunque!
Il derby è sempre!
Il derby fa parte delle nostre vite, anche di quelle di coloro che del nostro derby sanno poco o nulla! Anche di quelle di coloro che non si interessano affatto di calcio.
Ebbene: se domani i nostri giocatori affronteranno il derby come una semplice partita di calcio, avranno perso in partenza come è accaduto praticamente sempre nel corso degli ultimi anni. Ci siamo lasciati convincere – dirigenti, allenatori, e persino (cosa ben più grave!) noi tifosi – che il derby è una partita come le altre e che come tale va affrontata. Ed i risultati si sono visti: una serie infinita di derby perduti senza neppure giocarli!
Se invece scenderemo in campo con la convinzione che il derby è tutto, fuorché una partita di calcio, allora qualche possibilità l’avremo eccome.
Ci raccontano della differenza di punti in classifica, ci raccontano del divario tecnico ed economico, e via dicendo. Sono cose vere, ma che sono sempre esistite. Tuttavia, c’è stato un tempo un tempo in cui i derby non solo si giocavano, ma (udite!Udite!) si vincevano persino! E pure spesso! E questo accadeva perché non solo alcuni giocatori, ma TUTTI avevano ben presente che il derby non si gioca solo due volte l’anno quando le due squadre si affrontano, come da calendario.
TUTTI (compresi il Mister ed i dirigenti) avevano capito che il derby si vive e si affronta ogni giorno.
TUTTI avevano capito che IL DERBY E’ SEMPRE!
Ed eravamo stati noi tifosi, vecchi e giovani, ad inculcarglielo bene in testa.
I tifosi che ancora oggi ci credono.
I tifosi che inorridiscono quando gli si racconta che il derby, in fondo, è una partita come le altre.
I tifosi che si incazzano quando qualcuno sostiene che “tutto sommato un pareggio non sarebbe da buttare”.
Altro che pareggio! Il derby va giocato per vincere e col coltello tra i denti, poche storie!
Ma adesso basta con le parole.
Adesso tocca a te, Mio Capitano, che sei nato nel Sud della Polonia ma che sembri cresciuto a Santa Rita o in Borgo Vittoria alimentandoti di pane e Fila come ognuno di noi. Tocca a te, che sei uno di noi, prenderli per mano e spiegare loro, uno per uno, che cosa rappresenta il derby per te. Che cosa rappresenta il derby per noi.
Perché è vero che non è importante solo chi vince.
Perché è vero che il Toro, inteso come Idea, non può perdere mai, a prescindere.
Perché è vero che il derby non è una partita di calcio.
Ma è anche vero che, dopo vent’anni, sarebbe proprio giunto il momento di vincerlo ‘sto cavolo di derby!
Sarebbe ora.
Sarebbe giusto.
Sarebbe sacrosanto.
Sarebbe bellissimo.
Per quelli tra noi che hanno visto il Toro vincere tanti derby, ma si sono quasi dimenticati che sensazione si provi nell’esultare dopo averli battuti.
Per quelli tra noi che non hanno mai visto il Toro vincere contro “quelli là”.
Per quelli che, come noi, vivono il derby ogni giorno.
Per quelli che poco sanno del derby, ma nella vita di tutti i giorni stanno “dalla parte giusta”.
Per noi.
Tutti noi.
Viva il Toro!
Giuve merda!
Sempre.
Questo articolo prende ispirazione da una vecchia idea del mio Amico e Maestro Mauro Saglietti che colgo qui l’occasione per salutare e ringraziare pubblicamente.
Grazie davvero di tutto, Socio!